le uova - GIOCO POPOLARE

bambini che giocano con la corda
Il gioco popolare
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le uova

giochi con oggetto
nella tradizione delle feste pasquali

URBANIA
"Punta e Cul" il gioco della tradizione pasquale.
Questo popolare gioco riprende l’appuntamento dell’aia contadina nei giorni delle feste pasquali, quando l’uovo aveva un forte valore economico e di scambio. Ancora oggi, la mattina di Pasqua e il lunedì dell’Angelo, nella piazza centrale di Urbania e presso il Santuario di Battaglia (a 3 km. dal centro).
Alcuni volenterosi organizzano la gara preparando centinaia di uova sode che trasportano in piazza con canestri di vimini. I concorrenti, dai 15 ai 20, si dispongono in cerchio.
Le uova vengono sistemate a terra con un disegno a forma di “S”, in numero doppio rispetto ai partecipanti (2 per ciascuno per 2 giri).
Segue la “conta” per stabilire chi inizia il gioco: il fortunato sceglie il primo uovo a destra o a sinistra della fila, valutandone attentamente la consistenza (per battere si usa la punta dell’uovo). Gli altri concorrenti debbono poi, obbligatoriamente, prendere il loro uovo seguendo il lato della fila del primo uovo scelto.
Inizia così la gara, girando in senso antiorario: vince chi, nel confronto, riesce a mantenere il suo uovo intatto battendolo contro quello del vicino.
Il giocatore continua così finché il suo uovo resiste, intascando tutti quelli che riesce a rompere: il gioco viene poi proseguito dal successivo concorrente e così via per i 2 giri.
Alla fine, alcuni concorrenti rifanno il gioco battendo la parte dietro e intatta dell’uovo, appunto il “cul”.
DA https://www.placidasignora.com/tag/punta-e-cul/  - 7 Aprile 2012
Di Mitì Vigliero

In Liguria venivano fatti i canestrelli, cerchietti in pasta frolla dotati di buco ove veniva posto un uovo colorato; i bimbi genovesi, reggendo solo il canestrello, organizzavano corse per i ripidi carrugi: vinceva chi arrivava al traguardo senza aver fatto cadere l’uovo.

Nel piacentino e si chiama “Ponta e cull”.

In Friuli si gioca la " Righea", un incrocio fra bocce e biliardo da giocare con uova sode colorate.

A Tredozio (Forlì) il "Palio dell’Uovo"; una serie di gare, corsa dell’uovo, battitura dell’uovo, lancio di uova fresche, e il campionato dei mangiatori di uova sode (record da battere: 19 in 3 minuti).

Nelle Langhe e nel Monferrato permane l’antico rito del "Cantè j’euv "(Cantar le uova); nelle notti di fine Quaresima, gruppi di giovani vagano di cascina in cascina muniti d’un grosso cesto, chiedendo agli abitanti di donar loro uova in cambio di serenate.
Se il dono sarà abbondante, i canti augureranno salute e prosperità: altrimenti verranno loro minacciate “figlie zitelle” e, terribile maledizione, “che si secchi il popò alle galline”.
da https://it.wikipedia.org/wiki/Combattimento_con_le_uova

A Cupra Marittima, il Lunedì dell'Angelo, che coincide con la festa del patrono San Basso ha luogo il tradizionale torneo cosiddetto della 'ngiucchetta in cui due contendenti gareggiano con piccoli colpi fra le rispettive uova finché un guscio non inizia a rompersi decretando la sconfitta del proprietario.
In Friuli-Venezia Giulia, ed in particolare nella provincia di Udine, questo gioco viene chiamato trùc; in maniera simile, in Sicilia viene chiamato truzzu.

In Emilia-Romagna, a Fiorenzuola d'Arda è tradizione ultradecennale il gioco "Ponta l'ov" che si gioca il giorno di Pasqua e di Pasquetta con veri e propri tornei nella piazza del paese, secondo le regole sopra descritte. Oltre ai tornei si gioca tra i cittadini nella piazza, girovagando con il proprio sacchetto di uova e "chiamando" ad alta voce chi ha un uovo simile al proprio per poter competere (intero, con solo la punta integra o solo il retro integro).

Nella provincia di Reggio Emilia è conosciuto come scoccino.

Nell'appenino modenese, la tradizione è conosciuta come coccetto oppure coccìn coccetto: nella piazza di Fanano si svolge una battaglia che coinvolge centinaia di partecipanti ogni anno. Altri combattimenti si svolgono a Fiumalbo, Lama Mocogno, Montecreto, Pievepelago, Riolunato e Sestola.

Stessa competizione da tempo immemorabile anche nella piazza principale al centro di Badalucco (Imperia), dove nel medesimo periodo pasquale è tradizionale lo "scotézu" vince chi conserva l'uovo intatto.

A Nereto (Teramo) il lunedì di Pasqua si usa fare una gita fuori porta (detta anche scampagnata) a piedi presso la vicina chiesa di Santa Maria a Vico in Sant'Omero, per la tradizionale competizione di "scoccia ova", scontro di uova sode: vince l'uovo più resistente, ma senza trucchi, altrimenti sono botte.
Altre denominazioni dialettali sono:
  • a j'ōēuv (Piemonte)
  • (giugà) ai œuv oppure al tecch (Milano);
  • (zögà) a pica öf (Bergamo);
  • a s-cepì (Brescia);
  • ai òvi (Trento)
  • ai vovi, a cuca oppure a far cuca (Venezia);
  • a cuvare o a colpare (Padova)
  • (zughèr) agli amachè (Romagna)
  • a rompìno (Colle Val d'Elsa);
  • pizzetta o ciocchetta (Marche)
  • pizzutello (Fabriano)
  • a truzzare (Trapani)
  • Pechenèr (Val di Fassa provincia di Trento)

Battaglia delle uova in un'incisione tedesca del 1880
"Osterspiele. Originalzeichnung von C. Röhling."
A FERENTILLO
Nel borgo della Valnerina, la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo sono anche i giorni de “Lu Ciuccittu”, manifestazione rievocativa a colpi di uova tra le contrade del paese. Il gioco popolare risale all’età dei Longobardi e rientra nei complessi rituali delle festività pasquali.
La sfida si consuma tra due giocatori alla volta: ogni “ciuccettaro” ha in mano un uovo che viene sbattuto contro quello dell’avversario. Vince chi mantiene integro il proprio. Una gara di abilità nella quale non è facile arrivare in fondo.
La punta di un uovo, “pizzé”, contro la punta di un altro. Il “pizzé” è la parte dell’uovo più resistente: può essere ancora indurita se nella zona centrale dell’estremità si trova una minuscola protuberanza che viene chiamata “brecca”. La parte centrale dell’uovo, detta “cuturé”, ha invece minore resistenza. Per questo c’era anche un’altra versione del gioco, ora caduta in disuso: prevedeva che le uova venissero fatte rotolare, da un punto di partenza comune, proprio sulla “cuturé”. Vinceva l’uovo che arrivava per primo senza rompersi.
da http://www.umbriatua.it/pasquetta-montefalco-la-ciuccetta/
 
Pasquetta a Montefalco, la cosiddetta ringhiera dell’Umbria, tutti a vedere la Ciuccetta, una tradizione popolare tramandata di generazione in generazione.
 
La Ciuccetta è una gara tra due contendenti che colpiscono la punta di due uova fresche e vince chi non rompe il guscio. La cornice della manifestazione è la bellissima piazza del Comune di Montefalco e si svolge alle ore 15, tutti possono partecipare, le iscrizioni sono aperte fino a pochi minuti prima dell’inizio del gioco.
 
Un tempo ci si ritrovava in paese nel giorno di Pasquetta con un cesto pieno di uova per sfidarsi, colpendosi reciprocamente le uova con tecniche migliorate col tempo dall’esperienza dei partecipanti.

Come tutte le tradizioni popolari la “ciuccetta “è ricca di simboli: competizione e festeggiamenti rendono la manifestazione molto sentita e appassionante, vivendo una giornata di festa diversa dalle altre.
Durante le feste pasquali, mentre alcuni giocavano alla “ciuccetta”, altri facevano “cuturillu”: lasciavano che le uova rotolassero lungo la discesa dello stradone di Montefalco e la vittoria andava al proprietario dell’uovo che percorreva più tragitto prima che il guscio si rompesse.
 
Il vincitore oltre a godere di qualche giorno di gloria, aveva la possibilità di tornare a casa con il canestro pieno di uova dei perdenti: questo era un buon motivo che portasse alla competizione.
L’elemento che caratterizza la “ciuccetta” una tradizione pasquale è l’utilizzo dell’uovo: simbolo antichissimo di vita e di creazione, che racchiude il mistero della vita.
Giunto il giorno della schiusa, dall’uovo veniva fuori la vita rinnovata.
In tutte le mitologie anche in quelle più antiche, si trovano racconti della creazione del mondo a partire dalla schiusa di un uovo, creato dalla divinità, perchè nell’uovo era racchiuso il mistero della nascita. L’antico simbolo dell’uovo è stato associato in seguito alla resurrezione del Figlio di Dio che morto sarebbe risorto uscendo dal sepolcro rinnovato nella luce e nello splendore di una vita nuova, similmente ad un pulcino che rompe il guscio. L’uso di colorare le uova è tipico della tradizione Ebraica, per rievocare l’arcobaleno; segno visibile di Dio dato agli uomini, i quali attendono la sua compiuta manifestazione sotto le sembianze del Messia.
giocopopolare@libero.it
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